La Sacra Spina
Verso la fine del Quattrocento la popolazione del nostro territorio rimase intensamente colpita da due avvenimenti, sicuramente straordinari, destinati a incidere sensibilmente, dal lato spirituale, sulla vita della nostra gente, ravvivandone la fede, stimolandone lo spirito di pietà e modificando profondamente, sotto l'aspetto religioso, anche le tradizioni e il culto esterno. Alludiamo al fatto miracoloso accaduto nel 1492 alla Costa di S. Gallo e alla donazione alla comunità di S. Giovanni Bianco da parte del concittadino Vistallo Zignoni della Sacra Spina che ancora oggi si venera nella chiesa parrocchiale del nostro paese.
In relazione al primo avvenimento riteniamo che possa bastare quanto narra ín proposito il Calvi nelle sue "Effemeridi"(1676):
"Nella Camera di Cattarina moglie di Martino Lupis della Costa, commune di S. Gallo della Valle Brembana, era un santa Imagine di carta rappresentante l'adorazione de'Magi. A questa conforme l'uso suo oggi (4 aprile 1492) orando Cattarina, vidde dal petto dí Maria Vergine scaturire miracoloso sangue. Accorsero al prodigio le genti, e cominciò la venerazione della Santa Imagine, succedendone molte gratie, e miracoli. Per ordine del Vescovo si transferì nel seguente Maggio alla Parocbiale di S. Gallo, ma la mattina seguente fu la benedetta Carta di nuovo nella camera trovata di Cattarina, e per tre volte, che si portò alla Parocbiale, tre volte ancora con insolito portento se ne ritornò al primo albergo, onde poi fù ívi una Capella edificata ch'al presente sí chiama di Santa Maria della Costa".
Per quanto concerne, invece, le complesse vicende legate alla Sacra Spina, Vistallo Zignoni, combattendo al soldo del Marchese di Mantova, alleato di Venezia, nella guerra contro Carlo Vlll, re di Francia, partecipò il 6 luglio 1495 alla battaglia di Fornovo, presso íl fiume Taro, durante la quale fece prigioniero un non meglio precisato "valletto" o "segretario" dí Carlo VIII, sottraendogli uno stupendo cofanetto, che il re era solito portare con sè, nel quale erano custodite numerose reliquie della passione di Cristo. Vistallo Zignoni, prima di consegnare il prezioso reliquiario al governo della Serenissima, ne tolse una spina della Santa Corona (non sappiamo se trafugandola o con il consenso delle autorità venete), di cui fece poi dono alla Chiesa di S. Giovanni Bianco.
Vistallo Zignoni fa prigioniero il valletto di Carlo VIII (olio su tela di A. Morali, Parrocchiale di S.Giov.Bianco)
Quanto al preciso momento in cui la Spina venne consegnata non esiste, purtroppo, alcun documento che ne determini la data e chiarisca le circostanze, La tradizione, comunque, colloca l'evento tra la fine del 1495 e l'inizio dell'anno successivo. La tradizione ricorda il singolare fervore di popolo con cui veniva atteso il miracolo delia fioritura che si ripeteva ogni anno al venerdì santo fino al 1598, data del sacrilego furto di cui fu vittima la sacra reliquia per mano di Bernardo Archaini.
Da allora le cure della popolazione si prodigarono sempre più negli anni per rendere alla S. Spina il dovuto omaggio di riparazione e di venerazione. Dall'acquisto di un nuovo reliquiario, all'instaurazione della solenne festa annuale nella domenica di Passione, alla consacrazione dell'apposita cappella.
Ancora oggi si ricorda come un fatto di popolo la solenne celebrazìone del IV centenario della traslazione della S. Spina a S. Giovanni Bianco. I preparativi che animarono i fedeli nel giorni precedenti il 30, 31 marzo e 1 aprile 1895, tra cui l'erezione di un monumento commemorativo a Vistallo Zignoni, per opera dello scultore Giuseppe Broggi, furono coronati da una singolare corrispondenza da parte della popolazione dell'intera vallata.
Oltre al Card. Andrea Ferrari Arcivescovo di Milano e ad altri Ecc.mi Vescovi, si contarono allora a San Giovanni Bianco più di 300 sacerdoti e 25.000 pellegrini, la maggior parte dei quali era venuta a piedi.
Nella storia della S. Spina, quella più recente, autenticata da atti ufficiali e vissuta personalmente da molti fedeli, che ancor vivi la testimoniano, sono memorabili i fenomeni prodigiosi del 1921 e del 1932,in coincidenza del Venerdì Santo col 25 marzo.
Già nella ricorrenza del venerdì santo 25 marzo 1910 il Padre Gesuita A. Ferreto, studioso della Passione di Cristo, aveva avvertito íl Parroco Don Giovanni Maria Brigenti pregandolo di osservare se la S. Spina rivelasse nell'occasione segni di una manifesta fioritura. Ma l'avviso giunse in ritardo e si dovette rimandare la verifica del fenomeno alla prossima scadenza del 25 marzo 1921. Per una comprensibile prudenza il fenomeno fu però allora osservato solo da poche autorità religiose e laiche. Ci si convinse così appieno della fondatezza di tale connessione cronologica e con animo fervoroso la popolazione avvertita si dispose al miracolo del 25 marzo 1932.
Con la costruzione di un nuovo tempietto-tabernacolo in bronzo, la consacrazione del nuovo altare dedicato alla S. Spina e il restauro generale della chiesa si curò il decoro esteriore consono al grande avvenimento; con corali esercizi dí pietà e di rinnovamento spirituale si disposero gli animi alla corretta comprensione dell'attesa fioritura.
L'altare della S.Spina nella Parrocchiale di S.Giovanni Bianco
Perché poi non mancasse il carattere dell'ufficialità si nominò una commissione vescovile, composta da autorità religiose e da studiosi delle varie scienze, incaricata di esprimere un autorevole giudizio sull'eventuale prodursi della miracolosa fioritura. Venne dunque il 25 marzo, senza che però sulla S. Spina si registrasse alcun segno particolare; non per questo venne meno la fiducia dei fedeli, si moltiplicarono anzi i riti propiziatori e le veglie di preghiera nella convinzione che il miracolo fosse imminente. Ed avvenne infatti: nel giorno di Pasqua 27 marzo alle ore 23.10 circa la S. Spina si tinse di una macchia sanguigna.
Le spontanee acclamazioni di gioia dei presenti salutarono il compimento dell'aspettativa generale, il giudizio della commissione esaminatrice confermò il carattere straordinario dell'evento, i 200.000 fedeli accorsi in pellegrinaggio trassero motivo ed ispirazione per una condotta più consona al richiamo dell'amore evangelico.
Ed è appunto questo spirito che animò la venerazione di illustri pellegrini, tra i quali anche Papa Giovanni XXIII, e che ancor oggi accomuna in un ideale di fede l'intera comunità di S. Giovanni .
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