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La casa dei Piccinelli
La “Casa dei Piccinelli”, sotto la cui denominazione è stata sottoposta a tutela ai sensi delle leggi 1.6.1939 e 29.6.1939 n. 1089 e n. 1497, adottando il cognome dell'ultimo proprietario che, in epoca abbastanza vicina, esattamente nel 1932, la cedette alla locale parrocchia, in realtà è oggi universalmente conosciuta a S. Giovanni Bianco come “Palazzo Boselli”, dal nome della famiglia che in tempi assai remoti lo edificò e lo abitò per alcuni secoli.
Non si conosce l'anno esatto in cui il palazzo venne costruito, anche se si può ragionevolmente stabilire che esso sia stato fabbricato tra la fine del sec. XIII e la prima metà del sec. XIV. Sappiamo, infatti, che i Boselli, i quali, indubbiamente, rappresentano la casata più antica e prestigiosa di S. Giovanni Bianco, erano presenti in questa località almeno dal 1261, come risulta da una pergamena conservata nella Biblioteca Civica “A. Mai” di Bergamo .
Non sappiamo, comunque, da dove i Boselli provenissero esattamente, ma sembra che essi fossero saliti in Valle Brembana da un “borgo” della città di Bergamo. Nel 1316 certo Enrico Boselli, facendo testamento, divise le sue sostanze fra i tre figli Pietro, Maffeo e Roberto. Al primo, il maggiore, assegnò buona parte dei beni esistenti a S. Giovanni Bianco. I tre figli, a loro volta, furono i progenitori di altrettante famiglie, che si incamminarono, però, per strade diverse.
I discendenti del “ramo” di cui Pietro Boselli è considerato il capostipite si distinsero soprattutto nel campo letterario, giuridico e scientifico. Molti abbracciarono anche la carriera ecclesiastica. Durante le aspre contese tra guelfi e ghibellini, che lacerarono l'intero territorio bergamasco fra il 1378 e il 1407 circa, Antonio Boselli, detto Bertazzolo, figlio di Pietro, fu capo autorevole del partito guelfo nella Valle Brembana.
Nel 1469 Carlo e Daniele Boselli, figli di Lancellotto e nipoti di Bertazzolo, furono insigniti dall'imperatore Federico III d'Asburgo del titolo di Conte Palatino. Nel 1484 (la famiglia si era ormai trasferita definitivamente a Bergamo) Carlo Boselli, che nel frattempo era stato ordinato sacerdote e creato canonico della cattedrale di Bergamo, fu nominato vescovo di Ario, diocesi dell'isola di Creta, allora dominio dei Veneziani. Successivamente fu “suffraganeo” del vescovo di Bergamo prima e, poi, di quello di Brescia.
Dal conte Daniele Boselli, che fu un famoso giureconsulto, discesero i personaggi più illustri di questo ramo, tra i quali meritano di essere ricordati il figlio conte Scipione Boselli (m. nel 1557), insegnante nell'università di Padova - il conte Giovan Battista, docente a Venezia (1578 c.) - il conte Scipione (m. nel 1642), professore di giurisprudenza a Padova e particolarmente legato alla casa di S. Giovanni Bianco - il conte Scipione, morto a Parigi nel 1747, che fu luogotenente generale delle armate di Luigi XV, re di Francia.
Lontano discendente di questa famiglia si proclamò anche il conte Paolo Boselli, nato a Savona nel 1838 e morto nel 1932, docente universitario e insigne statista, che sedette in Parlamento per oltre 40 anni e che, dopo aver ricoperto diversi incarichi ministeriali (fu ministro della Pubblica Istruzione, dell'Agricoltura, delle Finanze, del Tesoro), il 18 giugno 1916 venne nominato Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ultimo dettaglio, da non trascurare: la parrocchia di S. Giovanni Bianco venne retta, in rigorosa successione e senza soluzione di continuità, per quasi 150 anni, dal 1509 al 1652, da quattro parroci appartenenti alla famiglia Boselli…

Lo splendido palazzo dei Boselli venne ceduto dagli eredi del conte Scipione, pare nella seconda metà dei Seicento, ai Giupponi della Costa di Camerata Cornello, che si trasferirono subito nella nuova dimora. Quella dei Giupponi era una ricca famiglia di notai e di corrieri della Repubblica veneta, i quali, nel 1660, sborsando alla Serenissima, impegnata allora nella lunga e dispendiosa guerra contro i Turchi per la difesa di Candia, la somma di 100.000 scudi, vennero iscritti nel libro della nobiltà veneta e nominati conti, con diritto di trasmissione del titolo ai loro discendenti, uno dei quali fu il conte Pietro Giupponi, nato a S. Giovanni Bianco nel 1730. Egli rappresentò senza dubbio uno dei personaggi più facoltosi, stimati e influenti del paese nella seconda metà del Settecento.
Pur risiedendo prevalentemente a Bergamo. nella grande casa che il padre aveva acquistato in Città Alta dal conte Coriolano Brembati, mantenne sempre stretti rapporti con il paese nativo, dove saliva spesso per trascorrervi lunghi periodi per curare, insieme al suo “fattore”, i grossi interessi che aveva nel comune di S. Giovanni Bianco e in quello limitrofo di S. Gallo.
Il conte Pietro Giupponi, in sostanza, fu un ricchissimo “possidente”, che al vasto patrimonio ereditato dal padre, il dott. Antonio Giupponi, seppe affiancare altre notevoli sostanze, frutto, soprattuto, delle fortunate operazioni finanziarie da lui realizzate quando la Repubblica Cisalpina pose in vendita i beni confiscati alle istituzioni ecclesiastiche.
Quando morì a Bergamo nel 1811, all'età di 81 anni, non avendo figli maschi, si estinse con lui anche la discendenza. Nel testamento, dettato al notaio Giacomo Salvioni di Bergamo il 1° febbraio 1811 , egli nominò eredi, in parti uguali, la sorella Eleonora, che conviveva con lui, e i nipoti Antonio Guerinoni di Bergamo e Carolina Gola di Milano, figli di altre due sorelle a lui premorte. L'eredità da ripartire era veramente imponente…
All'atto delle divisioni, ad Antonio Guerinoni furono assegnati tutti i beni esistenti nei comuni di S. Giovanni Bianco e di S. Gallo, inclusa la “casa dominicale”, il cui valore complessivo venne fatto ascendere a lire 70.756. In aggiunta gli fu poi accordato un capitale di lire 8.362.
Il signorile palazzo Boselli-Giupponi divenne, quindi, proprietà di Antonio Guerinoni che, a quell'epoca, disponeva già, particolarmente nell'Alta Valle Brembana, di un ingente patrimonio.
Nella seconda metà dell'Ottocento la figlia Mary, che alla morte del padre aveva ereditato l'edificio, lo portò in dote al marito, discendente dai conti Piccinelli di Seriate. Nel 1932, con la definitiva cessione dell'immobile, da parte della famigli Piccinelli, alla locale parrocchia, si chiudeva definitivamente la serie dei numerosi passaggi di proprietà della storica costruzione, trasformatasi, ora, in residenza dei parroci di S. Giovanni Bianco: sede universalmente ritenuta, oggi, veramente ideale, sia da chi vi abita, che da parte di coloro che devono servirsene per esigenze di carattere religioso. La nuova “canonica”, infatti, è vicinissima alla chiesa parrocchiale, dalla quale è separata soltanto da uno stretto passaggio pedonale.
Il “palazzo Boselli”, pur non possedendo le caratteristiche vere e proprie di un castello medioevale, porta ancora visibili i segni dell'uso cui successivamente venne per lungo tempo destinato.
Costruito a strapiombo sul fiume Enna, che scende dalla Valle Taleggio, proprio alla confluenza di questo con il Brembo, era in una posizione veramente strategica, tenuto conto del fatto che anticamente in paese non esistevano i sette ponti attuali, ma solamente due, situati nelle immediate vicinanze del palazzo stesso. Ancora oggi si possono vedere , agli angoli dell'edificio, pressochè intatte, le torrette e le feritoie che lo proteggevano da ogni attacco. Meravigliose, poi, nell'interno, le due “gallerie” che conservano nei soffitti e negli affreschi le tinte cinquecentesche. Unico, in tutta la Valle, questo autentico gioiello.
Il palazzo è a quattro piani.
Quello sotterraneo è interrato su tre lati, mentre il quarto, che guarda a mezzogiorno, è scoperto perché si innalza direttamente dal greto del fiume, che lo lambisce nella parte inferiore. Vi si accede unicamente da una scala esterna, ricavata fra la parete occidentale e un piccolo giardino. Vi sono stati ricavati soltanto tre vani, piuttosto angusti, adibiti a scantinato.
Il pianterreno, col soffitto in parte a volta e in parte sostenuto da travi, ha subìto , come del resto tutto l'edificio, profonde trasformazioni, specialmente nel '7 - '800 ad opera dei conti Giupponi. Infatti, anticamente, dovette essere completamente aperto su tre lati, come si desume dalle ampie ed agili arcate che vennero in seguito murate, piuttosto malamente, ma che sono tuttora affioranti. Attualmente esso ospita, durante l'anno, “mostre” ed esposizioni, principalmente a carattere artistico e culturale.

I due piani soprastanti, i più interessanti e sfarzosi, erano utilizzati, e lo sono ancora oggi, come abitazione vera e propria e comunicano fra di loro internamente. Entrambi sono attraversati, lungo il lato orientale e per tutta la sua lunghezza, da una grande e stupenda “galleria”, a modo di corridoio, le cui pareti sono ornate di splendidi affreschi e arricchite da numerose tele risalenti ai secoli XVII e XVIII. Le due “gallerie”, che corrono da settentrione a mezzogiorno, terminano con un ardito balcone, che dà direttamente sul fiume ed è protetto da una bellissima barriera in ferro battuto. Ai margini delle “gallerie” stesse, sul lato occidentale, si aprono diversi vani, adibiti, al piano inferiore, a cucina, a sala da pranzo, a sala di riunione, a biblioteca…, mentre al piano superiore si aprono alcune camere da letto, destinate alla famiglia e agli ospiti.
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