Itinerari tra storia, arte e natura Accanto alla visita delle numerose contrade che consente di riscoprire forme di vita, attività e strutture altrove quasi del tutto scomparse, il territorio di San Giovanni Bianco si presta all’indicazione di vari altri itinerari, utili a chi intende approfondire la conoscenza dell’ambiente, della storia, delle tradizioni del paese. Tra i tanti possibili, se ne propongono alcuni significativi per i consensi che da tempo stanno riscotendo. Lungo la via Mercatorum, da Oneta al Cornello Da Oneta di può raggiungere il Cornello dei Tasso seguendo la comoda mulattiera che ricalca la via Mercatorum, la più antica strada di collegamento tra Bergamo e la Valtellina lungo la Valle Brembana. Il percorso si snoda per un paio di chilometri tra boschi e prati, superando alcune vallette, toccando, circa a metà strada, l’antico oratorio di Sant’Anna e lambendo la contrada rurale di Piazzalina. Al Cornello dei Tasso si possono ammirare la monumentale via porticata, luogo di sosta lungo la via Mercatorum, la chiesa romanica, interamente affrescata, le rovine del palazzo Tasso e il Museo dei Tasso e della storia postale. L’orrido della Val Taleggio Poco dopo la Roncaglia, la strada si inoltra nella stretta e contorta forra, nota come l’orrido della Val Taleggio. La via dell’orrido, incassata tra alti dirupi, grotte e gallerie, è tutta un susseguirsi di curve e ponticelli. La strada costeggia il torrente Enna, che gorgoglia impetuoso con spruzzi e mulinelli, districandosi tra secolari marmitte dei giganti e limpidi specchi pescosi. Percorrere l’orrido a piedi o in bicicletta è un’esperienza straordinaria: il luogo severo e impervio incombe sul visitatore quasi a schiacciarlo negli angusti passaggi tra altissime pareti strapiombanti e infonde la sensazione del contatto diretto con una natura selvaggia e incontaminata. La miriade di cascatelle che allietano lo spettacolo estivo, si trasformano d’inverno in imponenti colate di ghiaccio, diventate meta ambita degli amanti dell’ice climbing, che le risalgono con ramponi e piccozze, incuranti delle temperature polari. Il particolare microclima che caratterizza l’interno dell’orrido costituisce l’habitat ideale per rare specie floristiche, che solitamente crescono a quote più elevate: diverse varietà di saxifraghe, campanule, primule e altri endemismi si possono osservare sulle impervie pareti rocciose a ridosso della valle. Escursione al massiccio del Cancervo Si parte dalla Pianca, seguendo il sentiero che nel primo tratto si snoda agevolmente tra i pascoli a monte della contrada, quindi si inoltra trasversalmente in un bosco ceduo, toccando la caratteristica tettoia della corna Masù per poi salire fino al dosso che sovrasta la Pianca. Da lì il sentiero si arrampica nell’impervio canalone che porta rapidamente in quota lambendo l’imponente torrione della corna Torèla per raggiungere, dopo una serie di tornantini attrezzati con catene, il pas Catìf, punto culminante della salita, dal quale si gode lo straordinario panorama della media Valle Brembana. Da qui il percorso si fa piuttosto agevole e consente una serie di varianti, tra cui è consigliata la visita alla caèrna del giàs, un profondo e stretto calanco dove si conserva il ghiaccio anche nella stagione estiva. Questa zona è di grande interesse naturalistico, sia per la bellezza dell’ambiente e sia per la varietà di specie botaniche e faunistiche che vi si trovano: fiori quali le orchidee selvatiche, il giglio rosso, il giglio martagone, il botton d’oro, hanno qui il loro habitat naturale, al pari di camosci, caprioli e marmotte, mentre tra i dirupi nidificano il gallo forcello, la coturnice e l’aquila reale. Raggiunta la baita, con annesso bivacco, dopo la sosta per lo spuntino, si può salire velocemente fino alla vetta (m 1835), oppure cominciare la discesa seguendo la comoda mulattiera che porta al passo Grialeggio (m 1707). Qui si può salire sulla cima del monte Venturosa (m 1999) e poi discendere lungo i boschi della Vecchia, fino alla strada carrozzabile che dalla Pianca porta a Cespedosio, passando per la Brembella, in territorio di Camerata Cornello. Il percorso indicato per la discesa, più lungo, ma comodo, può essere preferito per la salita da chi non vuole affrontare le difficoltà del pas Catìf. Una variante verso il Cancervo è quella che sale dal Piazzo, a monte della Brembella, lungo il ripido e sconnesso sentiero del canalì di Sas. Arrivati in quota, prima di intraprendere la breve discesa verso le baite, l’escursionista si trova di fronte a un ambiente spettacolare e suggestivo: la büsa di gnòc, un vasto anfiteatro calcareo disseminato di sassi biancastri tondeggianti che sporgono dal terreno suscitando un senso di allegria e vivacità. La località, un tempo abitata da pastori e mandriani, è costituita da un gruppo di baite allineate accanto alla chiesetta dedicata a San Lucio. Uno di questi edifici è oggi attrezzato a bivacco, disponibile per gli escursionisti che ne facciano richiesta ai proprietari. La storia recente di Cantiglio è legata al tragico episodio della Resistenza del 4 dicembre 1943, quando le pattuglie nazifasciste attaccarono una delle prime bande partigiane operanti in Valle Brembana e ne trucidarono tre componenti.
Cantiglio si può raggiungere dalla Pianca, seguendo una comoda mulattiera che costeggia le pendici del Cancervo. Lungo il percorso si incontra dapprima la tribulina della Madonna della Pietà, quindi la Costa Cantalto, da dove si scende per un tratto verso la valle di Böder, con la possibilità di ammirare in basso la profonda gola dell’orrido della Val Taleggio. Poi la mulattiera comincia a salire e in breve porta ai pascoli di Cantiglio. La località può essere raggiunta anche dall’orrido della Val Taleggio, seguendo la mulattiera o la ripida scorciatoia che salgono dal ponte del Becco. Entrambe le varianti sono più brevi, ma meno agevoli della mulattiera della Pianca. Itinerario al Ronco e al Sornadello Il percorso più agevole parte da Alino, dove termina la strada carrozzabile. Da Alino si prosegue a piedi fino a Ca’ Boffelli, una piccola contrada dalle tipiche costruzioni in pietra. Nei pressi della fontana, si imbocca la mulattiera che porta alla Bocchetta del Ronco, da qui un breve sentiero, che si snoda in mezzo ai pascoli, porta al rifugio del Gruppo Alpini di San Giovanni Bianco e quindi alla vetta del Ronco (m 1179) e alla vicina cappelletta dedicata alle vittime della montagna. Dal Ronco si gode uno spettacolare panorama su San Giovanni Bianco e San Pellegrino Terme e sulle montagne della media e alta Valle Brembana. L’escursione al Ronco non presenta alcuna difficoltà, mentre piuttosto impegnativa è la salita verso il Sornadello che si raggiunge partendo dalla Bocchetta del Ronco, proseguendo in direzione del Foldone, passando dalle baite del Ronco. Al bivio tra il Foldone e il Sornadello, si sale lungo il sentiero di destra fino a una grande pozza d’acqua, quindi ancora su, tra pascoli e bosco ceduo, fino a raggiungere la cresta che porta alla croce del Sornadello (m 1580). Una variante per il Ronco e il Sornadello è quella lungo la mulattiera che sale direttamente dal Fuipiano al Brembo, toccando Pratosotto, Pratosopra e poi la sorgente dell’Acqua della Fame, dalla quale un sentiero in ripidi tornanti porta fino alla Bocchetta del Ronco. Altra impegnativa variante per il Sornadello è quella che porta direttamente in cresta salendo da Cornalita, lungo il tratto superiore della Valgrande In Val Parina, dove vince la natura Per chi ama l’avventura, niente di meglio che l’elettrizzante scoperta dell’orrido della Val Parina, il tratto terminale del torrente omonimo che scende dal territorio di Oltre il Colle. L’itinerario inizia dopo Camerata Cornello, all’altezza della Goggia, la sottile guglia rocciosa a forma di ago (gógia) che segna il confine tra la media e l’alta Valle Brembana, dove il Brembo si apre in una fresca spiaggetta assai frequentata nel periodo estivo. All’inizio il tragitto si snoda lungo la sede di una vecchia ferrovia décauville che si inoltra nella valle tra gallerie e ponticelli, uno dei pochi esempi di archeologia industriale in Valle Brembana, residuo di quando vi si trasportava legname e marmo. Al capolinea della ferrovia è situato all’imbocco dell’orrido vero e proprio: un chilometro di altissime pareti a strapiombo, così vicine che sembrano toccarsi, strette forre, impetuosi gorghi, bianche cascatelle, marmitte dei giganti e una sensazione di completo dominio della natura. E’ un percorso suggestivo e spettacolare che richiede però esperienza e prudenza, e quindi da affrontare accompagnati da persone pratiche del luogo.
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Lungo la via Mercatorum, da Oneta al Cornello Escursione al massiccio del Cancervo |
Oratorio di S. Anna
corna Torèla
Baita in Cancervo
Dal monte Sornadello
Val Parina
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