Dal  Bollettino Parrocchiale 1992, articolo di Giuseppe Giupponi.

Il mio amico Elio, ed altri, si stanno dando da fare per fondare la Sezione Avieri della Valle Brembana. Una iniziativa lodevole, ma non facile di questi tempi. E l'intitolazione è questa: Rampinelli Enrico.

Chi era? Un nostro concittadino, sì, proprio di S.Giovanni Bianco, dove è nato nel 1923. Poi crebbe, ma appena fu giovane, andò a fare il soldato in aeronautica come sergente pilota, partecipando alla 2.a Guerra Mondiale. Poi divenne partigiano, fino al 24 giugno del 1944, giorno in cui cadde da prode in combattimento contro i nazifascisti.

Quel giorno il nostro concittadino si guadagnò la medaglia d'oro al valore militare alla memoria (in tutta la Valle Brembana, le medaglie d'oro non sono più di tre!).

Questa la documentazione storica di Enrico Rampinelli, figlio di un "pizzicagnolo" (che vuol dire droghiere) e di una buona donna di nome Gioconda che lo pianse a lungo. Era nato qui da noi, poi per motivi di lavoro era andato ad abitare con i genitori a Ponte S. Pietro dove è ricordato in una delle vie principali.

Monumento-scivolo dedicato ad Enrico Rampinelli dalla sezione Avieri Valle Brembana.

Si trova presso i Giardini Pubblici di S.Giovanni Bianco.

ENRICO RAMPINELLI

di Emilio e di Castelletti Gioconda. Nato a S. Giovanni Bianco il 4-5-1923 Morto a Tegoia il 24-6-1944 Partigiano della Brigata "Spartaco Lavignano". Sergente Pilota. Aviere di governo dell'Aeronautica Militare, passò volontariamente nelle schiere partigiane e, primo fra i primi, partecipò ai più rischiosi combattimenti. Trascinatore ardente, coraggioso fino all'inverosimile, altruista fino al sacrificio, assume ben presto a fama di Eroe. Durante una violenta azione contro forze nemiche superiori per numero e per mezzi, seppe infondere con l'esempio ai compagni l'ardore e lo slancio per sostenere l'impari lotta. Riconosciuta vana ogni ulteriore resistenza, non esitò a sacrifìcarsi per proteggere lo sganciamento del proprio reparto e, infervorato da epico coraggio, si slanciò da solo contro il nemico, sparandogli contro intense raffiche coll'arma che imbracciava. Ferito, continuò imperterrito a far fuoco, finché esaurite le munizioni ed incurante del sangue che abbondante perdeva, raccolse le ultime energie e trovò la forza di portarsi ancora più innanzi sempre più innanzi fin sotto al nemico contro cui lanciò le ultime bombe a mano. Colpito ancora al petto, cadeva gridando "Viva l'Italia".

Giuseppe Giupponi – Boll. Parrocchiale 1992